L’anno nuovo e sempre uguale della serie A

Esistono tre inizi dell’anno nel nostro immaginario: 1) Il solare, festeggiato a capodanno con la biancheria intima rossa; 2) Quello scolastico-lavorativo – la capata sui denti dopo le ferie – anche se la routine cittadina talvolta è meno impegnativa del pettegolezzo sviscerato su un materassino che galleggia ignaro su un mare di urina; 3) Il fatidico inizio del campionato di calcio.

Al primo inizio corrispondono i proclami eroici dopo aver consultato l’oroscopo: “subito dopo le feste mi metto a dieta, così sarò pronto per il materassino”; al secondo corrisponde il conto alla rovescia nell’attesa che a metà ottobre appaiano le prime luci natalizie nei centri commerciali con piramidi di pandori in offerta; al terzo la santificazione e la beatificazione del nero e del bianco e della sua esemplare e rara saggezza esoterica: l’unica cosa che conta è vincere! L’esistenza che non ha colore. Il grande anno dell’essere direbbe Nietzsche, esattamente quello psicopatologico juventino che pari pari riflette ineluttabile la discesa all’inferno del bel paese.

Riparte la serie A.

Nicchi ci tiene a tranquillizzarci: “arbitri certezza del sistema calcio. Meriteremmo il 4% in federazione”. Un brivido dietro la schiena colpisce i centri vitali del sistema nervoso e di riflesso il desiderio di sprofondare nel nulla di una botte di spritz nel cuore della canicola di agosto. Nicchi, ma Orsato dove cazzo sta? In Tibet? In un convento di monaci Shaolin a studiare come trasformare l’entrata di Pjanic in un normale contrasto? Com’è che non viene a darci le certezze di cui noi poveri coglioni tanto abbiamo bisogno?

Il Napoli per fortuna ha ripreso con le conferenze stampa prepartita. Una suadente ninna nanna, dove  docili giornalisti, mansueti come bassotti obesi, tirano fuori la lingua nella speranza di poter ricevere il biscottino e il gettone della presenza. Niente più sciabolate sarriane per fortuna. L’aria è rarefatta, nitida. Tra una denuncia e l’altra furono costretti a farlo tacere in attesa che finisse la stagione per toglierselo dalle palle. Qui da noi ogni cosa deve restare la stessa in eterno, come osa pensare di farci crescere, di farci vedere le cose da una prospettiva diversa. Noi siamo difesa e contropiede, balle e pugnalate alle spalle, buon viso e cattivo gioco.

La cittadinanza tutta, che tanto si affanna nell’urna elettorale, per cercare una soluzione all’insopportabile e insostenibile carico fiscale – non a caso una delle migliori in fatto di evasione -accoglie a braccia aperte proprio un meraviglioso e gigantesco evasore. Il campione dei campioni. Dicono sia qui per riportare la Champions in Italia, l’ossessione per un popolo di tifosi e la prova di un gigantesco inganno per coloro che li contestano. Si certo, farà il pistolero mettendo palle agli incroci dei pali, intanto fa cassa per i compensi esteri, non sia mai dovesse ritrovarsi a 40 anni senza i soldi per gli estetisti.

“Halma” ci ricorda Allegri “non bisogna pensare al circo, ma arrivare a marzo in tutte le competizioni”.  Chissà, di riffa e di raffa coppa Rica e coppa del nonno le metteranno in cascina. L’altra ahimè, dipenderà sempre e solo da un fattore o un paradigma: il culo, la ciorta, il destino. Così dicono. L’altra non la vinceranno, poiché il mondo dei sogni tranquilli regala sempre risvegli amari.

Il criceto autocosciente sale sulla ruota, gira e si affanna a tutta velocità indiavolato e specchiandosi in se stesso si chiede: chi me lo fa fare? Esiste in natura, è concepibile e ha proprio il mio profilo.  Cazzotti nel divano, imprecazioni, notti agitate, esaltazione, depressione e boccioni di veleno. Se criceto deve essere criceto sia! Mannaggia solo all’autocoscienza.

Buon anno e buona presa per il culo a tutti.

Precedente Marchionne e lo strano calderone dell'eccellenza italiana Successivo Luciano Moggi: le onde radio trasmesse da un buco nero a fine estate

Lascia un commento

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.